Ubah Cristina
Ali Farah
Ubah Cristina Ali Farah was born in 1973 in Verona, Italy, the daughter of a Somali father and an Italian mother. She grew up in Mogadishu and emigrated with her family in 1991 due to the civil war. After spending several years in Hungary, she lived for a long time in Rome before moving to Brussels. Her intercultural poetry draws on her first encounters with Somali poetry, where oral tradition remains an important form of literary transmission. In her writing, Ali Farah often mixes Italian and Somali languages to evoke a shared Mediterranean setting for her stories of migration.
Ubah Cristina Ali Farah è nata a Verona nel 1973, figlia di padre somalo e madre italiana. Cresciuta a Mogadiscio, è emigrata con la famiglia nel 1991 a causa della guerra civile. Dopo aver trascorso diversi anni in Ungheria, ha risieduto a lungo a Roma per poi trasferirsi più recentemente a Bruxelles. La sua poetica interculturale è allestita sui primi incontri con la poesia somala, dove la tradizione orale rimane un'importante forma di diffusione letteraria. Nella sua scrittura Ali Farah mescola spesso l'italiano e il somalo per evocare un comune scenario mediterraneo in cui ambientare le sue storie di migrazione.
Originally written in Italian, the three poems presented here are excerpts from the collective piece Madrigne in un un'unica partitura, (2013) by the Compagnia delle Poete, a collective founded by the Franco-Italian poet Mia Leconte, of which Ali Farah was a member. Inspired by intersectionality, the collective was one of the most interesting projects in Italian multicultural literature, including a number of voices from different backgrounds united by a single vocation for italophony. Ali Farah, with her dual Italian and Somali citizenship, is one of the most important names in Italian postcolonial literature, along with Igiaba Scego and Gabriella Ghermandi. By a significant coincidence, her texts have been translated into English by Firial Benamer, an MA student in Translation Studies at Cardiff University of Libyan origin, who shares the author's African background and postcolonial experience.
Originariamente scritti in italiano, i tre componimenti qui presentati sono estratti daIl'opera collettiva Madrigne in un'unica partitura (2013) della Compagnia delle Poete, un collettivo fondato dalla poeta italo-francese Mia Leconte e di cui Ali Farah ha fatto parte. Di ispirazione intersezionale, il collettivo è stato uno dei progetti più interessanti della letteratura multiculturale italiana, comprendendo numerose voci di diversa provenienz unite da un’unica vocazione all’italofonia. Ali Farah è insieme a Igiaba Scego e Gabriella Ghermandi uno dei nomi principali dell’esperienza postcoloniale italiana, legata alla sua doppia cittadinanza italiana e somala. Per una interessante coincidenza, i suoi testi sono stati tradotti in inglese da Firial Benamer, una studentessa magistrale di traduttologia a Cardiff University di origine libica, che ha in comune con l'autrice l'eredità africana e l'esperienza postcoloniale.
You looked at me with eyes of love
From Madrigne in un'unica partitura (ed. by Gioia Panzarella, Ledizioni, Milano, 2013)
English translation by Firial Beamer
© Compagnia delle poete 2013
With milk
From Madrigne in un'unica partitura (ed. by Gioia Panzarella, Ledizioni, Milano, 2013)
Translated into English by Firial Beamer
© Compagnia delle poete 2013
Together in line...
From Madrigne in un'unica partitura (ed. by Gioia Panzarella, Ledizioni, Milano, 2013)
Translated into English by Firial Beamer
© Compagnia delle poete 2013
You looked at me with eyes of love
You looked at me with eyes of love
Daughter of Africa, no one cares much
about amoorati’s pain
You told me, face fate
the tamarind picked by hand
when it is freely given tastes sweeter
Than gold and incense
fine barfuum for spoiled nostrils
I prefer the sweat on my arms
I looked at you with eyes of love
I looked at you with eyes of love
My dream was yours, my African woman
who cares about amoorati’s pain
when all that counts are others’ plans
I fulfilled all your wishes
but hard-won knowledge withers in vain
Now, we all witness horror,
no more planting of tamarinds,
only cactus for you, my African woman
You looked at me with eyes of love
You looked at me with eyes of love
She comes in sandals this morning
on rocks and thorns treacherous to delicate ankles
clutched to her bosom, your mother brings dried meat and butter
Beneath the shade of the acacia tree she rests
Do not be silent my child
she is coming to release your numb tongue
Now love is wandering
between flowerbeds and sidewalks
she rests on the asphalt, while searching for your voice
But it escapes her mouth, slipping between her teeth
with milk I write your name,
with milk
I drink camel juice
it flows in streams from the throat
thick like ink
with sword in hand I cut the leaves
and foils of the agave
for its abundant fibre.
Do not unravel my warp and weft
embroidered in fire and smoke
My mother, I am your honey
My voice consoles you and laps at your pain
I pour liquids, milk and tears over virgin fabric and jute
I deceived the jailer and swallowed his tongue
Melted butter, meat and blood to carve my dismay
With milk I write your name
I write
Together in line and waiting
for a visa to start our journey
A stamp every nightmare’s remedy
A desire that cannot be reached
What do I know of the Western world
In this house I breathe with difficulty
My father is no longer with my mother
perhaps it’s time to leave
Go, the city rises for you tonight
All you have is a boyesa job
Together you chased a chimera
You don’t look for luck among men,
To find treasures beyond the soul
What do you know of the Western world
Who will shelter you from the storm
The years fly by sharply
You want an old-fashioned husband
Go, the city rises for you tonight
How many words did he speak today
Baruuko, baasto, bikeeri
His slightly distorted voice
Marriages and sincere wishes
What does she know of the Western world
Of a man who lost his role
She will buy him clothes
And tomorrow will be better than yesterday
Go, the city rises for you tonight
Mi hai guardato con occhi d’amore
Mi hai guardato con occhi d’amore
Africana, di amoraati la pena
a nessuno importa poi molto
Mi hai detto, affronta il destino
il tamarindo raccolto con mano
è più dolce del cibo donato
Del pregio di filigrana e d’incenso
barfuum fine per narici viziate
preferisco delle braccia il sudore
Ti ho guardata con occhi d’amore
Ti ho guardata con occhi d’amore
Il mio sogno era il tuo, mia africana
a chi importa di amoraati la pena
se conta solo il progetto degli altri
Ho esaudito tutti i tuoi desideri
ma è ormai vano il sapere raggrumato
Ora tutti assistiamo all’orrore
abbiamo smesso di piantar tamarindi
Solo cactus per te, mia africana
Mi hai guardato con occhi d’amore
Mi hai guardato con occhi d’amore
Viene in sandali stamani
contro spine e rocce infide per caviglie delicate
stretto in seno la tua mamma porta burro e carne secca
Sulla via la vecchia acacia, si riposa alla sua ombra
Non tacere mia creatura
sta venendo a liberare la tua lingua intorpidita
Ora amore sta vagando
tra le aiuole e i marciapiedi
si riposa sull’asfalto, mentre cerca la tua voce
Ma le sfugge dalla bocca, scivolando tra i canini
con il latte scrivo il tuo nome
con il latte
Bevo succo di cammella
scorre a fiotti dalla gola bianco denso come inchiostro
Stretta in pugno la mia spada, taglio d'agave foglie e lamine
per avere fibra abbondante.
Non disfare la mia trama, fuoco e fumo i suoi ricami
Madre mia, sono il tuo miele
la mia voce ti consoli e lambisca la tua pena
Verso liquidi latte e lacrime sopra juta e stoffa vergine
Ho ingannato il carceriere e ingoiato la sua lingua
Burro sciolto carne e sangue per scolpire il mio sgomento
Scrivo il tuo nome con il latte
Scrivo
Insieme in fila e quell’attesa
di un visto valido per il viaggio
Timbro di ogni incubo rimedio
Un desiderio non si può toccare
Che ne so del mondo occidentale
In questa casa respiro con fatica
Mio padre non è più con mia madre
è forse il momento di partire
Vai, sorge per te la città stasera
Non hai che un lavoro da boyesa
Assieme inseguiste una chimera
Non cerchi tra gli uomini fortuna
Trovare, oltre l’anima, tesori
Che ne sai del mondo occidentale
Chi ti riparerà nella bufera
Gli anni si affinano in fretta
Vuoi un marito vecchia maniera
Vai, sorge per te la città stasera
Su quante parole contava allora
Baruuko, baasto, bikeeri
La sua voce un poco distorta
Matrimonio e auguri sinceri
Che ne sa del mondo occidentale
Di un uomo che perde i suoi ruoli
Sarà lei a comprargli i vestiti
E domani inizierà meglio di ieri
Vai, sorge per te la città stasera
Mi hai Guardato con occhi d’amore
Da Madrigne in un'unica partitura (a cura di Gioia Panzarella, Ledizioni, Milano, 2013)
Originale in italiano
© Compagnia delle poete 2013
Con il latte
Da Madrigne in un'unica partitura (a cura di Gioia Panzarella, Ledizioni, Milano, 2013)
Originale in italiano
© Compagnia delle poete 2013
Insieme in fila...
Da Madrigne in un'unica partitura (a cura di Gioia Panzarella, Ledizioni, Milano, 2013)
Originale in italiano
© Compagnia delle poete 2013